Hola Amigos,
ci siamo spostati
nella parte ovest della regione di Formosa per visitare questa bella riserva caratterizzata
da un clima torrido estivo con precipitazioni importanti; qua passa il rio
Bermejo (gemello del rio Pilcomayo infatti nascono assieme per poi dividersi in
un secondo tempo) che proviene dalle Ande boliviane, scendendo verso la pianura
del Chaco raccoglie sedimenti prendendo
cosi il tuo tipico colore marrone e nei periodi di piena trasporta a valle una
quantità enorme di tronchi e di sabbia esondando regolarmente nei territori
limitrofi. A seconda della sua crescita l’alveo si sposta formando
velocemente nuovi paesaggi e quando le
acque si abbassano le terrazze che si sono formate sembrano appezzamenti di
coltura; questo fiume negli ultimi 50 anni si e’ spostato di circa 60km ed e’ tuttora
in continuo movimento.
Gli animali da
vedere qua sono parecchi ed i più grandi sono il formichiere gigante, l’armadillo
gigante ed il tapiro, abbiamo fatto diverse camminate nella foresta per
cercarli ma purtroppo non li abbiamo visti (sigh!); si tratta solo di fortuna
vale a dire essere al momento giusto al
posto giusto. Non ci delude invece l’avifauna con l’avvistamento di parecchi
uccelli e tra questi per la prima volta dello splendido “loro hablador” un
pappagallo tutto colorato che ahimè da fotografare e’ proprio dura!
Tipica flora della
foresta.
In tutto il nord
dell’Argentina ci sono api senza pungiglione che producono miele pregiato e lo
depositano all’interno di questo albero,
per raccoglierlo si deve incidere la pianta e la sua sopravvivenza dipende
dall’abilita’ di chi lo fa.
Nel parco ci sono
parecchie formiche e termiti, sulla foto un grande termitaio con diverse
entrate, notate la grandezza della pista che si sono create le termiti per
poter andare meglio avanti e indietro, ahimè però questo ci sembra agevolare
troppo il formichiere nella sua caccia.
Un bel esemplare
dell’albero chiamato “palo borracho” col tronco a forma di bottiglia che a
inizio anno fa una fioritura gialla.
Per non fare la
stessa strada al ritorno decidiamo di uscire dalla riserva con un’altra pista,
ma ahimè arrivati ad un piccolo villaggio di sole 15 famiglie di Indios
scopriamo che qua la pista si interrompe perché un tratto e’ stato mangiato dal
rio Bermejo, chiediamo informazioni ai timidi abitanti e con molta titubanza
iniziamo la scorciatoia nella foresta da loro indicataci. In principio un
disastro perché l’accesso e’ proprio dove il fiume ha inghiottito la pista con
passaggio delicato e per un tratto il mini pistino passa nella fitta foresta
con piante basse, la nostra Toyota con la cellula e’ alta mt. 2,65 immaginate
quindi il casino.
Comunque siamo
usciti dal tunnel e l’Indio che ci ha dato l’informazione per la pista, preoccupato
e’ venuto a controllare, per
ringraziarlo gli diamo dei dolci ed una maglietta di Challand (offerta
gentilmente da Enrica, grazie!)
Capanna Indio semi
abbandonata.
Ora il governo ha
costruito le case.
Per fortuna ora una
pista molto bella con foresta verdeggiante e rigogliosa.
Caspita peccato
duri poco perché da qua si inizia a ballare con la Toyota nel fango, le piste
sono di sedimento argilloso che anche con poca acqua diventano sapone puro: qua
nemico numero uno.
Siccome non
riusciamo più ad andare avanti perché la Toyota proprio non ne vuol sapere di
rimanere sulla pista decidiamo di pernottare su uno spiazzo di fortuna.
Le balestre della
Toyota.
La pista infangata
ci accompagna fino all’asfalto, faticato fino all’ultimo. Pensiamo però agli
abitanti .. dopo ogni pioggia.
E dulcis in fundo il
giorno dopo ci fermiamo per la notte in una stazione di servizio dimenticando
una finestra aperta e ci risvegliamo la mattina dopo con materassi bagnati ed armadietto
allagato.. uffa!
Prossima tappa al parco nazionale del Chaco, tempo permettendo però perché per i prossimi giorni e’ prevista parecchia pioggia.
Grandi nel superare le difficoltà. Ma il miele allora non lo avete assaggiato?
RispondiEliminaGrandi nel superare le difficoltà. Ma il miele allora non lo avete assaggiato?
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