domenica 31 maggio 2015

Parco Nazionale Chaco (reg. Chaco) – ARGENTINA.



Hola Amigos,
siamo rimasti fermi 3 giorni nella tranquilla cittadina di Roque Saenz Pena per la  pioggia, visto che l’accesso al parco e’ su di una pista di terra e’ più prudente aspettare che sia asciutta e quindi transitabile.
Il Parco Nazionale del Chaco occupa una superficie di circa 14.980ettari di territori umidi del Chaco Orientale e nasce nel 1954 a protezione della fauna locale e della flora come ad esempio degli alberi chiamati “quebracho” (ne esistono diverse specie) che a fine 1800 furono vittima di una devastazione umana quando venne scoperto che l’albero conteneva il tannino usato per conciare il pellame del bestiame.Questo esemplare di quebracho colorado ha circa 900 anni.
Natura.
Il Chaco oltre che a dare il nome a questo bel parco e’ una regione con amplia superficie di savana, boschi aridi, umidi e spazi per la coltivazione ed occupa una gran parte dell’Argentina, Bolivia, Paraguay ed una piccola parte del Brasile raggiungendo circa 100milioni di ettari tra i 4 paesi. Questa grande zona accoglie le piogge provenienti dall’Atlantico che sono disuguali sul territorio creando quindi aree con climi diversi che vanno dall’umido al semi arido e all’arido; questo fa si che la fauna e la flora cambino a seconda del clima.
Nido dei pappagalli verdi e grigi chiamati “cotorra”, vivono in gruppi sono molto chiassosi ed ovviamente difficili da fotografare, notate la grande entrata del nido.
Continua la nostra caccia fotografica nei boschi alla ricerca di animali, ma ahime’ non sempre si incontrano.. meno male però ci sono le impronte che ci dicono esserci!
Da noi lo fanno le talpe qua invece le formiche.
Laguna “Panza de Cabra” ricoperta di verde ma piena di acqua e di caimani, qua Carmen e’ alla ricerca di caimani e uccellame.
Bell’incontro nel parco con Paolo ed Ana argentini di Neuquen Patagonia: lui guida alpina e lei kinesiologa.
Il nostro viaggio continua in esplorazione nella zona del Chaco nell’Impenetrable  pioggia permettendo!

sabato 23 maggio 2015

Riserva Naturale di Formosa e dintorni (reg. Formosa) – ARGENTINA.



Hola Amigos,
ci siamo spostati nella parte ovest della regione di Formosa per visitare questa bella riserva caratterizzata da un clima torrido estivo con precipitazioni importanti; qua passa il rio Bermejo (gemello del rio Pilcomayo infatti nascono assieme per poi dividersi in un secondo tempo) che proviene dalle Ande boliviane, scendendo verso la pianura del Chaco raccoglie sedimenti  prendendo cosi il tuo tipico colore marrone e nei periodi di piena trasporta a valle una quantità enorme di tronchi e di sabbia esondando regolarmente nei territori limitrofi. A seconda della sua crescita l’alveo si sposta formando velocemente  nuovi paesaggi e quando le acque si abbassano le terrazze che si sono formate sembrano appezzamenti di coltura; questo fiume negli ultimi 50 anni si e’ spostato di circa 60km ed e’ tuttora in continuo movimento.
Gli animali da vedere qua sono parecchi ed i più grandi sono il formichiere gigante, l’armadillo gigante ed il tapiro, abbiamo fatto diverse camminate nella foresta per cercarli ma purtroppo non li abbiamo visti (sigh!); si tratta solo di fortuna vale a dire essere al momento giusto  al posto giusto. Non ci delude invece l’avifauna con l’avvistamento di parecchi uccelli e tra questi per la prima volta dello splendido “loro hablador” un pappagallo tutto colorato che ahimè da fotografare e’ proprio dura!
Tipica flora della foresta.
In tutto il nord dell’Argentina ci sono api senza pungiglione che producono miele pregiato e lo depositano  all’interno di questo albero, per raccoglierlo si deve incidere la pianta e la sua sopravvivenza dipende dall’abilita’ di chi lo fa.
Nel parco ci sono parecchie formiche e termiti, sulla foto un grande termitaio con diverse entrate, notate la grandezza della pista che si sono create le termiti per poter andare meglio avanti e indietro, ahimè però questo ci sembra agevolare troppo il formichiere nella sua caccia.
Un bel esemplare dell’albero chiamato “palo borracho” col tronco a forma di bottiglia che a inizio anno fa una fioritura gialla.
Per non fare la stessa strada al ritorno decidiamo di uscire dalla riserva con un’altra pista, ma ahimè arrivati ad un piccolo villaggio di sole 15 famiglie di Indios scopriamo che qua la pista si interrompe perché un tratto e’ stato mangiato dal rio Bermejo, chiediamo informazioni ai timidi abitanti e con molta titubanza iniziamo la scorciatoia nella foresta da loro indicataci. In principio un disastro perché l’accesso e’ proprio dove il fiume ha inghiottito la pista con passaggio delicato e per un tratto il mini pistino passa nella fitta foresta con piante basse, la nostra Toyota con la cellula e’ alta mt. 2,65 immaginate quindi il casino.
Comunque siamo usciti dal tunnel e l’Indio che ci ha dato l’informazione per la pista, preoccupato e’ venuto a controllare,  per ringraziarlo gli diamo dei dolci ed una maglietta di Challand (offerta gentilmente da Enrica, grazie!)
Capanna Indio semi abbandonata.
Ora il governo ha costruito le case.
Per fortuna ora una pista molto bella con foresta verdeggiante e rigogliosa.
Caspita peccato duri poco perché da qua si inizia a ballare con la Toyota nel fango, le piste sono di sedimento argilloso che anche con poca acqua diventano sapone puro: qua nemico numero uno.
Siccome non riusciamo più ad andare avanti perché la Toyota proprio non ne vuol sapere di rimanere sulla pista decidiamo di pernottare su uno spiazzo di fortuna.
Le balestre della Toyota.
La pista infangata ci accompagna fino all’asfalto, faticato fino all’ultimo. Pensiamo però agli abitanti .. dopo ogni pioggia.
E dulcis in fundo il giorno dopo ci fermiamo per la notte in una stazione di servizio dimenticando una finestra aperta e ci risvegliamo la mattina dopo con materassi bagnati ed armadietto allagato.. uffa!

Prossima tappa al parco nazionale del Chaco, tempo permettendo però perché per i prossimi giorni e’ prevista parecchia pioggia.

martedì 19 maggio 2015

Banado La Estrella (reg. Formosa) – ARGENTINA.



Hola Amigos,
da questo piccolo paradiso considerato la terza palude più grande del Sud America, dopo il Pantanal brasiliano e l’Ibera’ argentino entrambi visitati nel 2013.
Il Banado La Estrella occupa circa 400.000 ettari di territorio e si estende da nord a sud tra i 10 ed i 20km e da ovest a est per circa 300km, da circa 60 anni il rio Pilcomayo ha incrementato la sua portata di acqua e verso gennaio/febbraio esonda   dal proprio alveo bagnando una vasta zona limitrofa formando lagune con abbondante fauna e pesca; questo fenomeno accade sempre più spesso nella parte ovest del fiume causando allagamenti sempre più ampi in direzione nord ovest (verso la foce del fiume).
La zona immersa nella laguna e’ attorniata da una barriera naturale di terrapieno per impedire l’esondazione e quindi la distruzione dei villaggi limitrofi durante la crescita dell’acqua del fiume Pilcomayo.
Il fenomeno di esondazione avviene per 6 mesi all’anno quindi circa da febbraio ad agosto, mentre nei restanti mesi incredibile ma vero quasi tutta la laguna si secca diventando un terreno normale dove viverci, lavorarci e terreno con pasto per gli animali, questa e’ la pista dove transitano le auto nel periodo di secca.
La popolazione che vive nel “banado” e’ di circa 20.000 abitanti ed e’ principalmente composta da 2 gruppi: gli aborigeni primi abitanti del luogo ed i criolli insediatisi qua  discendenti dei coloni spagnoli.
Ci sono due possibilità di vedere il “banado”: in auto percorrendo la strada provinciale n. 28 che taglia in verticale la laguna,  immaginate di guidare con acqua da entrambe le parti, flora verdissima e abbondante avifauna in continuo movimento.. uno spettacolo.
Di parere diverso però sono i proprietari terrieri della zona che hanno intentato una battaglia legale contro lo stato argentino perché a causa dell’innalzamento della strada (a seguito di continue inondazioni) i loro terreni sono stati completamente inondanti  ed hanno perso quindi casa, coltivazioni e bestiame.
La seconda opzione per visitare il “banado” invece e’ percorrere una pista di terra di circa 60km, impraticabile in caso di pioggia, e raggiungere l’isolato villaggio di Fortin Soledad abitato da circa 90 famiglie; ovviamente noi abbiamo visto entrambe le opzioni e nella seconda siamo stati accolti da tutto il villaggio con molto affetto e incredulità di come due “stranieri” potessero arrivare fino qua e per fare che cosa? Qua non esistono strutture ricettive e solo ora si inizia a pensare al turismo ma manca tutto ed i soldi non ci sono, quindi c’e’ molta perplessità. Il problema principale rimane però la pioggia che ogni volta rende la strada impraticabile impedendo a qualsiasi mezzo di spostarsi: noi fortunatamente la percorreremo quasi asciutta sia all’andata che al ritorno.
Dal villaggio ci si inoltra nella laguna con delle piroghe spinte a remo, un po’ come la gondola, ed il paesaggio diventa proprio un paradiso di colori e suoni, noi visto il tempo instabile aspetteremo ben 4 giorni prima di riuscire ad andarci, questo e’ il nostro punto tappa.
Nel frattempo ne approfittiamo per conoscere un po’ gli abitanti e le abitudini del villaggio:
Carlos  la nostra preziosa guida durante la nostra permanenza la’, conosce tutta la avifauna presente in zona e ci accompagnerà in laguna, qua e’ in compagnia del pesce “dorado” che all’indomani ci cucinerà alla griglia.
Carmen ci fa vedere come prepara il pane nel suo mitico forno di mattoni e fango.
Silvia la panettiera ambulante che si alza presto alla mattina per preparare il pane e poi lo consegna di casa in casa col motorino.
Gustavo e 2 dei suoi 10 figli, la finestra bancone del suo supermercato.
Alla sera quando le capre ritornano a casa vengono radunate tutte in un piccolo recinto e dopo attenta scelta (caspita per me impossibile!) i capretti appena nati vengono dati alle rispettive mamme per allattarli; pensate che la Signora si ricorda ogni capretto a chi appartiene ed e’ in grado di accoppiarli quasi perfettamente.
Nostro primo incontro con la tarantola, incredibile di quanto sia grande e pelosa!
Questo paese e’ anche conosciuto per l’allevamento sano dei maiali: vivono tranquillamente per la strada e spesso e volentieri bisticciano o tra di loro o coi cani, i maiali vengono venduti in città e sono molto richiesti nelle feste per il famoso spiedo di maialetto.
Facendo un giro nel bosco abbiamo incontrato la temibile vipera “cascavel” la piu’ velenosa e temuta nella zona, quando sente la presenza di qualcuno con la coda emette un forte ticchettio per avvertire di non avvicinarsi a lei perché altrimenti finisce male.
In questa laguna vivono molti serpenti boa curiyu’ che non sono velenosi per l’uomo ma che sono di dimensioni importanti: le femmine raggiungono una lunghezza di 4mt ed arrivano a pesare dai 28 ai 30kg, mentre i maschi raggiungono una lunghezza massima di 2,5mt e sono quindi più piccoli; ciò fa si che le femmine siano più ricercate per il loro pellame che viene venduto in Europa per la fabbricazione di borse e scarpe. Da qua la polemica di alcuni abitanti che ci raccontano di come i rettili vengano soppressi senza alcun controllo equilibrato tra maschi e femmine; sono i locali che cacciano i serpenti dietro una compensa di circa 20euro per ogni femmina catturata. Dietro a tutto questo c’e’ una fondazione a protezione di questi animali e noi abbiamo dei seri dubbi che stia  facendo bene il proprio lavoro.
Ecco la nonna Virginia mentre cucina una torta di farina ed acqua in un tegame messo a cuocere sotto le braci del fuoco, ci spiega che il tetto della sua capanna e’ gia’ stato sradicato 2 volte dal vento e che ora entra acqua.. che tristezza.
Incontro ravvicinato con avvoltoi affamati di carogne.
E dopo 4 giorni di attesa finalmente arriva una bella giornata di sole cosi possiamo fare la gita in laguna coi nostri preziosi Carlos e Tito che faranno i gondolieri sulla piroga.
Colori brillanti della natura.
Su un tappeto verde naturale (caspita Moa qua sarebbe il tuo posto… e’ tutto verde!)
Si avanza lentamente tra colori e sottofondi di uccellotti canterini.
Sembra incredibile ma ad agosto l’acqua indietreggia e tutto diventa secco, per la gioia degli animali che durante la stagione bagnata soffrono parecchio per la mancanza di cibo, qua un recinto che tra qualche mese sarà pieno di  bestiame..
Strane forme sembrano fantasmi.
Passiamo nel “Puesto La Fortuna” dove scopriamo esserci un proprietario indegno che ogni anno con l’arrivo dell’acqua abbandona qua per incuria il bestiame che muore o e’ costretto al cannibalismo come nel caso di questi maiali che stanno mangiando un loro simile.
Ed in ultimo un bel tramonto.
Grazie di cuore a Carlos che ha reso il ns piccolo soggiorno a Fortin Soledad davvero interessante e grazie anche a tutti gli abitanti che ci hanno fatto sentire come a casa nostra.