Arrivati in città a
Montevideo abbiamo subito conosciuto Mariana, la nostra nuova amica
conosciuta
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al museo con la nostra amica Mariana |
quest’inverno via internet,
lei fa parte del gruppo
“Re Viven” che
su fb segue la storia della tragedia della Ande dove nel 1972 cadde un aereo ed
i sopravissuti per rimanere in vita si nutrirono dei compagni morti. Il libro
in italiano scritto dallo scrittore inglese Piers Paul Read si intitola “Tabù”
ed e’ stato uno dei nostri primi letti,
ricordavamo
da sempre questa particolare storia, ed ora eccoci qua assieme a Mariana a
conoscerla più a fondo.
Museo Andes
1972.
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con Jorg Thomsen |
Questo museo
privato nasce solamente nel 2013 grazie a Jörg Thomsen che amico dei
sopravissuti decide di raccontarne la storia per non dimenticare, di seguito un
breve riassunto di quanto accadde:
il 13 ottobre 1972
un aereo militare uruguayano fokker fairchild 571 – diretto a Santiago in Cile
- con a bordo 45 persone, di cui 5
dell’equipaggio ed il resto giocatori di rugby con familiari ed amici al
seguito, per il maltempo e per errore del pilota si schianta contro una montagna delle Ande ad
un altitudine di circa 3.500mt. Persero la vita 29 persone (alcuni nello
schianto aereo, altri a seguito delle ferite riportate ed alcuni travolti da
una valanga sulla montagna) e ne sopravvissero 16 oggi ancora tutte in vita. La
storia ha dell’incredibile perché sulla montagna venne presa la discussa
decisione, per sopravvivere, di mangiare i corpi degli amici già morti
salvandosi cosi dopo una forzata prigionia in quota di 72 giorni.
La salvezza avviene
grazie ai coraggiosi Fernando Parrado e Roberto Canessa che dopo 10 giorni di
camminata a piedi tra le montagne raggiungono la valle dove incontrano il mandriano
cileno Don Sergio Catalan. Commovente il loro incontro perché mentre Canessa si
ferma ormai esausto Parrado piu’ avanti impossibilitato a proseguire per il torrente
impetuoso scorge il pastore sul lato opposto e gli manda un messaggio scritto a
mano su un foglio di carta avvolto in una pietra con la richiesta di soccorso.
Partono cosi i soccorsi per salvare le persone rimaste miracolosamente in vita sulla
montagna e che alcuni genitori non hanno mai smesso di cercare perché convinti fino
all’ultimo che non fossero morti, tra questi il padre di Carlos Carlito Paez
che non si diede per vinto e trascorse diverse settimane sulle montagne a
cercare suo figlio.
Di seguito alcune foto.
Foto scattata in volo poco prima dello
schianto.
Al sole per
riscaldarsi dal freddo della montagna.
Roberto Canessa e
Pedro Algorta seduti sulla fusoliera.
Resti dell’aereo
visto dall’alto.
Lettera scritta da
Fernando Parrado e lanciata con un sasso al mandriano che lo osservava
dall’altro lato del fiume, c’era
scritto:
Vengo da un aereo che è caduto nelle
montagne. Sono uruguaiano. Sono dieci giorni che stiamo camminando. Ho un amico
ferito. Nell'aereo aspettano 14 persone ferite. Abbiamo bisogno di andarcene
velocemente da qui e non sappiamo come. Non abbiamo da mangiare. Siamo debilitati.
Quando ci vengono a prendere? Per favore, non possiamo più camminare. Dove
siamo?
Lo storico incontro
tra il mandriano Don Sergio Catalan, Fernando Parrado e Roberto Canessa.
Valle de las
lagrimas dove riposano le spoglie dei 28 periti nella tragedia.
Solo le spoglie di
Rafael Echavarren Vasquez riposano nel cimitero di Montevideo su sua espressa
volontà prima di morire, lui voleva a tutti i costi andare via dalla montagna e
ritornare nella sua città natale.
Aereo militare
gemello del fokker fairchild 571, ne esistevano tre: il 570, 571 (che si
schiantò sulle Ande) ed il 572 della foto.
Siamo stati al
Collegio Stella Maris dove alcuni della storia avevano frequentato tale scuola,
in loro memoria la targa e le foto.
Incontro con Ana
Ines (seconda da destra a sinistra) la sorella di Julio Martinez Lamas perito
la prima notte sulla montagna. Durante i 72 giorni di cui non si ha
notizia della sorte dei 45 passeggeri
del fairchild 571 tredici mamme si riuniscono e su suggerimento di una di esse,
maestra di scuola, decidono di creare una biblioteca per dare la possibilità a
persone bisognose di utilizzarla gratuitamente,
nasce cosi la “Biblioteca nuestros hijos” (biblioteca dei nostri figli)
che oggi conta una sede con diverso materiale didattico ed anche una sala di
informatica dove vengono svolti gratuitamente i corsi di avvicinamento ai pc
per i ragazzi. Settimanalmente ancor oggi presenziano le mamme fondatrici e/o parenti stretti che si
alternano volontariamente per lavorare nella biblioteca.
Prossima tappa a Nuevo Berlin per
un’iniziativa benefica.